Vorrei intervenire sulla questione posta da Gerardo D’amico
nella trasmissione Ippocrate di Rai News 24 sul tema della mobilità sanitaria (
vedasi link ).
Il tema era stato da me trattato in un articolo uscito su
CARE ( Costi dell’Assistenza e risorse economiche) nel 2009,dal titolo
“Federalismo diseguale: la via italiana al servizio sanitario federale”.
Infatti ciò che ha fatto la Regione Campania è in palese
contrasto con l’articolo 8 bis comma 2 della legge n. 502/1992, che consente ai
cittadini di scegliere il luogo di cura senza limitazioni sul territorio
nazionale e quindi in tale senso è da ritenersi improprio, anzi passibile di
ricorso, qualora i cittadini decidessero di farlo. Peraltro è ben condivisibile
l’intento degli amministratori campani, che tentano di arginare una mobilità
sanitaria, che per quella regione è una voce di spesa passiva elevatissima,
condivisibile soprattutto l’idea di far coincidere la programmazione con
l’erogazione dei servizi. Come conferma il Dott. Petrolati della ANAAO nella
intervista, è il sistema regionale nel suo complesso che mostra tutti suoi limiti, per
l’incapacità al suo interno di soddisfare compiutamente la domanda di salute
dei cittadini e quindi la soluzione non va cercata nel porre limiti solo
geografici, ma anche nell’allargamento dell’offerta su una base qualitativa e
quantitativa più ampia. E’ quanto sostenevo nel mio articolo di cui riporto uno
stralcio:
“A prescindere quindi dai sistemi di finanziamento generale
dei servizi, che prevedono nei Paesi europei una maggiore presenza di
assicurazioni sanitarie obbligatorie e facoltative e una più articolata serie
di rapporti con il privato, la differenza sostanziale sta nei meccanismi di
gestione delle aree sanitarie e nei meccanismi di finanziamento di tali
attività.
Mi riferisco in particolare al sistema tedesco e a quello
svedese, che articolano il servizio sulla base delle macro Regioni dei
rispettivi Paesi (Laender), e al sistema spagnolo, che da sempre conferisce una
notevole autonomia alle suddivisioni regionali interne.
La caratteristica essenziale di tali aree sanitarie è che le
stesse sono dotate di una effettiva autonomia gestionale e funzionale interna,
ovvero, poiché sono basate su aree geografiche sufficientemente
ampie da garantire una rilevante quota di popolazione e da
una rete completa di servizi sanitari, sono effettivamente in grado di
garantire, in modo efficiente ed efficace, ai cittadini residenti l’assistenza
sanitaria di cui hanno bisogno. Ne consegue che la necessità per il paziente di
uscire dal ‘Laender’ per motivi sanitari è eccezionale e quindi può essere
gestita come caso particolare.”
Nell’articolo, a cui vi rimando, vado a concludere
ipotizzando la costruzione di un sistema sanitario federale, che abbia la
capacità di conciliare la programmazione delle risorse con la circolazione
sanitaria dei cittadini.
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